Nella Bassa i saperi dell’uomo si sono formati in relazione ai bisogni ma anche nel rispetto del paesaggio e degli elementi naturali. Controllo e gestione delle acque hanno dato vita, nel corso del tempo, a numerose opere idriche: canali per lo scolo delle acque, sistemi di irrigazione, impianti idrovori, mulini, la Torre delle Acque per l’aspirazione delle acque, i teatri d’acqua del giardino della Reggia. Numerose furono le attività che si svilupparono lungo le rive del Po: dai sabbini (i raccoglitori di sabbia), ai pescatori, dai barcaioli ai cacciatori di anatre, dagli scariolanti (trasportatori di carriole di sabbia per la costruzione di argini), senza contare le numerose osterie presenti sul territorio, nate allo scopo di fornire vitto e alloggio ai numerosi viaggiatori che si trovavano a transitare lungo la via del fiume. I saperi legati all’acqua sono stati anche in anni più recenti fonte di ispirazione per l’avvio di attività inconsuete come quella di Giancarlo Popoli (ormai in pensione da due anni) esperto in costruzione di barche da competizione: Nel 1963 ho iniziato a fare barche. Prima ero falegname, l’attività di mio padre. […] Il nostro unico hobby da giovani, era quello di andare a fare il bagno in Po la domenica, e tra i miei amici c’era uno – che sarebbe diventato un grande campione della motonautica, un certo Casanova – che riuscì a comprarsi un motoscafo usato. E così ci divertivamo sul Po, io con gli sci d’acqua che mi ero costruito e lui che mi trainava con il motoscafo. L’avventura di Giancarlo Popoli nel mondo delle barche da competizione iniziò quasi per caso, ma lo portò in seguito ad essere per nove anni consecutivi il costruttore ufficiale di imbarcazioni da competizione della nazionale italiana, vincendo 18 titoli mondiali. Dice Popoli: È un’arte fare le barche. È talmente tanto vecchia che non si sa a quale periodo risale. Ma le tecniche sono ancora quelle di una volta. Hanno solo modificato qualcosina nelle scelte del legno. Un sapere, quello dei barcaioli, che non si limita a conoscenze specifiche sulle tecniche costruttive della struttura delle barche, ma che implica una profonda conoscenza delle acque di navigazione, delle correnti e dell’habitat circostante. La presenza di acqua e di risorse idriche è uno dei fattori principali di sviluppo delle produzioni agricole: non a caso la Pianura Padana è da sempre considerata una delle aree più importanti della produzione agraria italiana. Tuttavia, non è da credere che tutti i terreni vicino al fiume fossero caratterizzati da grande fertilità. Pierino Rosi, ricorda che nel 1939, quando la sua famiglia si trasferì da Colorno a Sacchetta, si ritrovarono a dover gestire un podere difficile, alluvionabile, basso, che presentava difficoltà nello scolo delle acque. Solo attraverso il lavoro costante di tutta la famiglia (composta allora da quattordici persone), nel corso del tempo i Rosi riuscirono a rendere quella porzione di terra praticabile. La presenza del fiume, se da una parte ha così potuto garantire anche una risorsa per l’agricoltura, dall’altra ha rappresentato, specie in occasione delle piene, un elemento di forte instabilità alla gestione dei poderi. Fino al ’51 le piene le hanno sempre governate racconta Pierino Rosi. Esisteva anche allora il Genio civile, composto da esperti che quando si accorgevano che il livello del Po stava crescendo, attraverso il passaparola, chiamava le persone del posto – che facevano parte di una sorta di protezione civile – e che muniti di badile si recavano nei luoghi individuati come pericolosi e si adoperavano per riempire i sacchi di sabbia per tenere il controllo dell’inondazione. Quando nel 2000 si verificò l’ultima spaventosa piena, la gente aveva dimenticato come si riempivano i sacchetti, perché dopo l’alluvione del ’51, nessuno più lo aveva fatto perché non ce n’era stato bisogno. Era un sapere che si era perduto.